L’incantesimo

C’era una volta un ragazzo povero ed una principessa. Loro si amavano tanto ma la regina non permetteva loro di stare insieme e decise di arrestarlo. Il ragazzo era così bello che tutte le ragazze del popolo volevano uscire con lui: aveva gli occhi verdi, i capelli biondi ed era alto. La madre della principessa lo mise in carcere. Ogni sera la ragazza andava a trovarlo gli portava sempre da mangiare, ma una volta lei gli portò una coppa. Il ragazzo la prese la coppa e la nascose nella sua cella . Venne il guardiano che prese la principessa e lo portò in camera sua, nel frattempo il ragazzo prese la coppa e guardò che cosa c’era di speciale, vide che era un po’ sporca e cercò di pulirla. Apparse un mago con le ali, che gli disse che poteva esuadire tre desideri. Il ragazzo che si chiamava Mario decise:
Prima cosa devo uscire da quel carcere.
Seconda cosa di avere un castello per lui e la sua famiglia.
E la terza cosa di sposare la principessa Alice.
Passarono due anni Mario era uscita da quel carcere. La principessa stava male. La regina aveva chiamato tutti dottori ma nessuno poteva aiutarla allora lei decise di chiamare la strega. La strega rimase tutta la notte con la principessa. Al secondo giorno la strega disse che la principessa era stata ‘’incantata’’ e solo un bacio di amore poteva rompere l’incantesimo. Quando il principe venne a sapere di questo andò subito dalla principessa e la baciò, la principessa tornò come prima ed la regina gli donò al ragazzo metà del palazzo e sua figlia come moglie. Mario fece un castello a parte dove abitava solo lui e con la sua famiglia .Sono passati tre anni il principe Mario con la principessa Alice si sono sposati e hanno avuto un figlio che si chiamava Angelo.

Vissero felici fino alla morte.

D.G.

Game Hunter

Siamo nel 2050, la comunità informatica si è evoluta in modo da poter regalare alla comunità video-ludica esperienze sempre più realistiche fino a raggiungere un sistema di visualizzazione grafica direttamente all’ interno del cervello.
Qualche anno fa uscì il primo prototipo d’interfaccia a controllo neurale ovviamente applicata ai videogiochi, tutta l’intera comunità era in euforia, avevano finalmente inventato un modo per giocare con i videogiochi senza usare periferiche tipo joystick, mouse e tastiere, altoparlanti e chi più ne ha più ne metta.
Tutto era controllato da un’ interfaccia biometrica chiamata “XZN” che attraverso un trasmettitore inserito nella nuca, tramite piccoli aghi, captava gli impulsi mandati dal cervello e li intercettava prima che potessero arrivare ai vari organi volontari e li inviava al personaggio all’ interno del videogioco.
Tutto questo andò in subbuglio quando un programmatore creò carillon, un gioco dal quale non si può uscire senza averlo completato ed è qui che inizia l’avventura del nostro quasi eroe Meke, un ragazzo di una quindicina d’anni con capelli nero pece spettinati ed occhi gialli; Meke ha un carattere molto allegro e spensierato ma, in caso di necessità, può diventare serio e freddo come un serial killer.

Meke sta affrontando un mostro chiamato Ludroth, un leviatano dal collo allungato con delle ghiandole che ricoprono quest’ultimo.
Queste sacche contengono acqua che una volta lanciata raggiunge una temperatura talmente fredda da, una volta a contatto con la pelle, causare un torpore tale che impedisce i movimenti di fuga in caso di estrema necessità.

Meke gli ha già strappato tutte le ghiandole ed è allo stremo delle forze, bevendo una pozione riesce a trovare quel briciolo di energia necessaria per riuscire a finirlo decapitandolo.
Al suo ritorno al villaggio Kaha, oltrepassate le mura, i suoi coetanei lo accolgono calorosamente e organizzano un banchetto in onore della sua vittoria.
Il giorno successivo, andando dal mercante per acquistare delle armi, incontra un forestiero di nome Ahi, un ragazzo di circa vent’anni, con degli occhi verdi e dei capelli argentati tutti scompigliati ed un carattere molto buono, gentile e scanzonato.

Meke instaura in breve tempo un rapporto di fiducia reciproca con lui poiché hanno un carattere molto simile.
Ahi successivamente convinse Meke a cacciare uno Snigh per ottenere materiali in modo da poter potenziare le proprie armi; Meke ci pensa un po’, ma alla fine decidono di andare e la mattina successiva erano pronti con, nel loro inventario, tutto il necessario: pozioni, cibo, trappole e cote per affilare le proprie lame.
Lo Snigh è un mostro volatile bipede ricoperto da delle scaglie le quali possono ruotare indipendentemente l’una dall’ altra e che, se lanciate, possono ferire la preda, ma sono anche utilizzate per creare un forte tintinnio quando è agitato, sulla testa ha un corno rivolto all’ indietro e due zampe zigodattili (ovvero con due dita rivolte in avanti e due all’indietro) comode per afferrare prede.

Durante il tragitto Meke e Ahi notarono varie carcasse di animale e mostri minori e subito attribuirono la colpa dell’ accaduto ad uno Snigh affamato. Una volta arrivati al rifugio della bestia non videro tracce di carcasse divorate ma videro il mostro dormire.
Lo circondarono di trappole esplosive, paralizzanti e congelanti e lo coprirono delicatamente con una rete con alle estremità dei pesi, si appostarono e si misero ad affilare le loro spade, lo svegliarono con un “corno da richiamo”.
Lo Snigh si svegliò, tirò la rete ed attivò le trappole, subito notarono un malus di paralisi e le sue scaglie si congelarono, il mostro reagì di colpo, con il corno squarciò la rete e con la coda colpì Meke ed Ahi, i due si difesero d’istinto con le spade e mutilarono la coda del mostro.
Il mostro impazzì. Subito iniziò a caricare con il suo corno ed iniziò a far tintinnare le sue scaglie, dopo un ora di combattimento riuscirono a stremare lo Snigh ma… da un angolo arrivò un esemplare di Wuruhi, un mostro dalle fattezze di lupo con un enorme coda con la qualche stordisce e paralizza le sue prede.

Saltò di soprassalto sullo snigh e gli staccò la testa a morsi, Meke ed Ahi si nascosero dietro una roccia, riaffilarono le loro armi e si curarono, dopodichè si fiondarono immediatamente sulla coda del mostro per evitare di essere paralizzati, purtroppo no riuscirono a mozzare la coda al mostro e quest’ ultimo, finito di divorarsi lo snigh, fece un balzo in aria e li bloccò sotto le sue zampe.
Ma i due si guardarono, ripresero le forze e mutilarono gli arti posteriori della bestia, ma… Lo Wuruhi con un colpo di coda colpì Ahi e lo sbattè addosso ad un masso. Ahi svenne e Meke si infuriò, non ci vide più dalla rabbia, i suoi occhi diventarono rossi, le sue gambe iniziavano ad avere fattezze caprine e gli crebbero due corna rivolte all’ indietro era diventato un pan diabolico

che incornò a morte lo Wuruhi ed una volta ucciso lo strappò le scaglie a morsi, una volta finito il trucidamento Ahi si risvegliò e Meke tornò alla sua forma umana.
Tornarono al villaggio per poter curare Ahi, al quale hanno dovuto purtroppo amputare un braccio, ma lo sostituirono quasi subito con uno meccanico, dopo circa 5 mesi di cure e 2 di riabilitazione ahi è finalmente potuto tornare a sorridere e divertirsi con Meke.

C.G., H.Y.L., L.F.

UNA VITTORIA SCHIACCIANTE

John vuole diventare un pilota professionista e comincia a seguire dei corsi molto impegnativi per  una sua futura e splendida carriera. Vuole diventare un pilota professionista, con le macchine da corsa potenti e modificate. Tutto questo comporta dei costi, ma  per fortuna tra qualche giorno è il suo compleanno e suo padre, visto che è proprietario di una banca , vuole regalargli la sua prima auto con la quale  inizierà la sua carriera:  un’auto meravigliosa, una Lotus Corvette del 2006 quasi nuova.

Il suo sogno era di iniziare una carriera in pista, cercando un meccanico di fiducia a cui proporre dei lavori di modifica sull’auto. Suo padre cominciò a seguirlo e ad investire denaro per la sua carriera. Assunsero  un meccanico di fiducia: Joseph, meccanico a livello internazionale di auto truccate da gara. Tutto questo gli costò 20.000 dollari ma per il padre erano solo degli spiccioli.

Il meccanico e John iniziarono a lavorare sulla macchina tutto il giorno. In meno di una settimana  completarono il lavoro. Una Lotus perfetta con il motore potenziato V12  800CV,  carrozzeria, alettone e ruote da competizione.

Da qui iniziò tutto, John cominciò ad andare su pista e ad imparare a tenere la sua preziosa Lotus sull’asfalto. Col passare dei tempi, John navigando in rete trovò per puro caso alcune gare interessanti alle quali si iscrisse. Iniziò a gareggiare con professionalità e a guadagnare soldi tramite gli sponsor e le gare. John fece una vita da vero pilota e il padre era fiero di lui. Un giorno ricevette una chiamata dal leader della squadra “Lotus Race Team” che gli disse di unirsi al suo gruppo. John, felicissimo di entrare a far parte del team lo disse al padre, il quale lo abbracciò felicissimo.

Il mattino seguente John partì per la California, dove si trovava la sede della “Lotus Race”. Arrivato a destinazione, entrò all’interno di un edificio alto con tanto di poster e vecchi modelli di Lotus da gara e incontrò il leader, il quale  gli  spiegò qual era il loro scopo per le gare future:  tra una  settimana doveva gareggiare contro un altro gruppo di Ford Focus in cui il nome era “Space F. Focus”. Dopo una lunga riunione con il manager, John andò in un albergo, dove passò una settimana ansiosa ed emozionante. Durante la settimana John e i suoi collaboratori dovettero studiare un piano strategico per assicurarsi una vittoria certa e strappare il primato alla  Space F. Focus. Il team creò un motore ad idrogeno che avrebbe garantito una vittoria sicura. Giunto il fatidico giorno, cominciò a salire l’ansia per la paura che la Lotus non funzionasse bene. Dopo una lunga attesa, il team venne chiamato dallo speaker per riscaldare il motore secondo le regole della gara; quindi i meccanici impostarono sulla macchina di John un auto-riscaldamento del motore in cui la temperatura poteva salire  dai 500° ai 700°; dopodiché furono sbloccate tutte le sicurezze del motore, compromettendo il motore stesso  che rischiava di danneggiarsi  durante la gara.  Lo speaker  invitò i concorrenti  a posizionarsi sulla linea di partenza.

John entrò in macchina emozionatissimo con la paura di perdere. Semaforo verde: cominciò a pigiare il pedale dell’acceleratore al massimo cambiando le marce velocemente e l’auto partì come un razzo doveva percorrere un tratto di cinque chilometri in meno di trentacinque secondi e vincere a tutti i costi la gara. Stava andando ad una velocità massima di 400 km/h quando improvvisamente sentì uno strano rumore: panico, fortunatamente il rumore cessò ma allo stesso tempo l’auto rallentò mentre il suo rivale lo sorpassò con un ghigno. Si senti perduto ma allo stesso tempo era infuriato, gli venne in mente che aveva ancora un’ultima speranza: attivare il nitro per far sfrecciare il bolide; mancava solo un chilometro quando John superò con grande facilità il suo concorrente. Fu una vittoria che ancora oggi, a distanza di anni, gli appassionati di queste  gare ricordano con emozione. John pur continuando a gareggiare non partecipò più a queste competizione perché aveva capito che erano molto rischiose e non valeva la pena partecipare e mettere a rischio la propria vita.

A.  M.M

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LA STORIA DI ANTOINE

 

 

C’era una volta in una piccola città dell’ Africa un giovane ragazzo di nome Antoine di 8 anni. La sua più grande passione era il gioco del calcio. Antoine era tanto povero ma era anche molto bravo a giocare a calcio. Un giorno d’estate durante la “sua” partita c’erano tanti talent – scout, videro tanti giocatori africani tra cui anche Antoine. Era l’inizio di una nuova vita per lui e la sua famiglia perché uno dei procuratori, in rappresentanza di una squadra inglese, gli chiese di andare a giocare in Inghilterra con la scuola di calcio “Arsenal”. Per Antoine  era un sogno dal quale si risvegliò presto perché quando dovette iniziare  ad allenarsi ebbe tanti problemi: con la lingua, i nuovi  amici, un ambiente completamente diverso, il freddo,… Lui viveva in un piccolo appartamento insieme ai suoi che si erano trasferiti con lui. Aaveva un fratello di dieci anni, Olivier, e una sorellina di sei anni, Margherita,  i suoi genitori  si chiamavano Busara e Dalmar.

Fin dal  primo giorno di scuola si accorse che era troppo difficile per lui, perché non sapeva la lingua.

A scuola andava male, perché aveva brutti voti ma alla fine veniva sempre promosso perché si impegnava e ce la metteva tutta.

…UN ANNO DOPO…Ad Antoine erano successe tante cose, aveva vinto il campionato con i piccoli e aveva conosciuto una ragazza di origine italiana di nome  Alice e aveva quattordici anni. Lei era nata a Londra dove viveva con la sua famiglia. Antoine le chiese di fidanzarsi con lui. Alice era sicura che con Antoine sarebbe stata felice e così iniziò la loro storia d’amore, una storia d’amore che non sarebbe finita mai. Antoine con la scuola di calcio Arsenal vinse tutto.

Un giorno l’allenatore dell’ Arsenal vide il suo talento e lo chiamò a giocare con la prima squadra. All’ Arsenal Antoine aveva conosciuto dei grandi giocatori come: Henry, Ozil, Chec, ecc. Antoine fece il suo debutto in una partita di campionato contro il Sunderland dove vinse 3- 0. Antoine venne accolto molto bene dalla squadra e dai tifosi. In quella partita Antoine aveva dato tutto sé stesso. L’allenatore del’ Arsenal  Arsène Wenger disse “Antoine è un grande giocatore di talento spero che continui così per diventare molto più forte”. Da quel momento lui giocò molte più partite e anche segnò dei goal: “10 partite 5 goal”.

con il suo grande talento attirò l’attenzione del Real Madrid, la squadra più grande al mondo.

Al Real Madrid Antoine conobbe tanti grandi giocatori come: Ronaldo, Benzema e Bale ecc…

 

Antoine ora ha 18 anni.

Durante una partita di campionato R. Madrid – Barcellona molto importante. Antoine dopo 30 minuti di gioco si infortuna alla caviglia ed esce dal campo con la barella insieme ai medici della squadra. Antoine pensava che con questo infortunio era finita la sua carriera, però i medici del club gli dicono che non si deve preoccupare perché l’infortunio non era così grave. Passato un mese Antoine si riprende e rientra in campo. Dopo un po’ di tempo Antoine con la sua squadra gioca la finale di Champions League contro Bayern Monaco. Antoine divenne il protagonista di questa serata con 1 goal e 1 assist e porta il Real Madrid a vincere la coppa. Dopo questa finale i giocatori del Real Madrid vanno a festeggiare in un pub della città di Madrid. Dopo questa serata di gioia per lui arriva una nuova notizia: Antoine viene nominato Giocatore dell’anno in “La Liga” ma non era finita qui Antoine viene nominato per vincere il “Pallone d’oro” e lo vince classificandosi prima di grandi campioni del calcio come: Cristiano Ronaldo, Messi ecc. Questo era l’ultimo premio che lui vinse in Europa perché gli viene una offerta faraonica dall’America con 15 milioni di $ all’anno. Antoine si trasferisce in America per continuare la carriera. Questa è l’ultima stagione per lui nella vita calcistica e in America vince la “Scarpa d’oro” come miglior capocannoniere di campionato e vince anche il campionato di cui finisce la sua meravigliosa da calciatore. Antoine si ritira all’età di 32 anni e dopo questa vita da calciatore lui vive felice con la sua famiglia e ha anche due figli che seguono le orme del padre. Antoine mentre giocava a calcio faceva anche un corso di procuratori calcistici.

A.O – P.A – M.O

 

 

Game Hunter

Game Hunter

Siamo nel 2050, la comunità informatica si è evoluta in modo da poter regalare alla comunità video-ludica esperienze sempre più realistiche fino a raggiungere un sistema di visualizzazione grafica direttamente all’ interno del cervello.

Qualche anno fa uscì il primo prototipo d’interfaccia a controllo neurale ovviamente applicata ai videogiochi, tutta l’intera comunità  era in euforia, avevano finalmente inventato un modo per giocare con i videogiochi senza usare periferiche tipo joystick, mouse e tastiere, altoparlanti e chi più ne ha più ne metta.

Tutto era controllato da un’ interfaccia biometrica chiamata “XZN” che attraverso un trasmettitore inserito nella nuca, tramite piccoli aghi, captava gli impulsi mandati dal cervello e li intercettava prima che potessero arrivare ai vari organi volontari e li inviava al personaggio all’ interno del videogioco.

Tutto questo andò in subbuglio quando un programmatore creò carillon, un gioco dal quale non si può uscire senza averlo completato ed è qui che inizia l’avventura del nostro quasi eroe Meke, un ragazzo di una quindicina d’anni con capelli nero pece spettinati ed occhi gialli; Meke ha un carattere molto allegro e spensierato ma, in caso di necessità, può diventare serio e freddo come un serial killer.

Meke sta affrontando un mostro chiamato Ludroth, un leviatano dal collo allungato con delle ghiandole che ricoprono quest’ultimo.

Queste sacche contengono acqua che una volta lanciata raggiunge una temperatura talmente fredda da, una volta a contatto con la pelle, causare un torpore tale che impedisce i movimenti di fuga in caso di estrema necessità.

Meke gli ha già strappato tutte le ghiandole ed è allo stremo delle forze, bevendo una pozione riesce a trovare quel briciolo di energia necessaria per riuscire a finirlo decapitandolo.

Al suo ritorno al villaggio Kaha, oltrepassate le mura, i suoi coetanei lo accolgono calorosamente e organizzano un banchetto in onore della sua vittoria.

Il giorno successivo, andando dal mercante per acquistare delle armi, incontra un forestiero di nome Ahi, un ragazzo di circa vent’anni, con degli occhi verdi e dei capelli argentati tutti scompigliati ed un carattere molto buono, gentile e scanzonato.

Meke instaura in breve tempo un rapporto di fiducia reciproca con lui poiché hanno un carattere molto simile.

Ahi successivamente convinse Meke a cacciare uno Snigh per ottenere materiali in modo da poter potenziare le proprie armi; Meke ci pensa un po’, ma alla fine decidono di andare e la mattina successiva erano pronti con, nel loro inventario, tutto il necessario: pozioni, cibo, trappole e cote per affilare le proprie lame.

Lo Snigh è un mostro volatile bipede ricoperto da delle scaglie le quali possono ruotare indipendentemente l’una dall’ altra e che, se lanciate, possono ferire la preda, ma sono anche utilizzate per creare un forte tintinnio quando è agitato, sulla testa ha un corno rivolto all’ indietro e due zampe zigodattili (ovvero con due dita rivolte in avanti e due all’indietro) comode per afferrare prede.

Durante il tragitto Meke e Ahi notarono varie carcasse di animale e mostri minori e subito attribuirono la colpa dell’ accaduto ad uno Snigh affamato. Una volta arrivati al rifugio della bestia non videro tracce di carcasse divorate ma videro il mostro dormire.

Lo circondarono di trappole esplosive, paralizzanti e congelanti e lo coprirono delicatamente con una rete con alle estremità dei pesi, si appostarono e si misero ad affilare le loro spade, lo svegliarono con un “corno da richiamo”.

Lo Snigh si svegliò, tirò la rete ed attivò le trappole, subito notarono un malus di paralisi e le sue scaglie si congelarono, il mostro reagì di colpo, con il corno squarciò la rete e con la coda colpì Meke ed Ahi, i due si difesero d’istinto con le spade e mutilarono la coda del mostro.

Il mostro impazzì. Subito iniziò a caricare con il suo corno ed iniziò a far tintinnare le sue scaglie, dopo un ora di combattimento riuscirono a stremare lo Snigh ma… da un angolo arrivò un esemplare di Wuruhi, un mostro dalle fattezze di lupo con un enorme coda con la qualche stordisce e paralizza le sue prede.

Saltò di soprassalto sullo snigh e gli staccò la testa a morsi, Meke ed Ahi si nascosero dietro una roccia, riaffilarono le loro armi e si curarono, dopodichè si fiondarono immediatamente sulla coda del mostro per evitare di essere paralizzati, purtroppo no riuscirono a mozzare la coda al mostro e quest’ ultimo, finito di divorarsi lo snigh, fece un balzo in aria e li bloccò sotto le sue zampe.

Ma  i due si guardarono, ripresero le forze e mutilarono gli arti posteriori della bestia, ma… Lo Wuruhi con un colpo di coda colpì Ahi e lo sbattè addosso ad un masso. Ahi svenne e Meke  si infuriò, non ci vide più dalla rabbia, i suoi occhi diventarono rossi, le sue gambe iniziavano ad avere fattezze caprine e gli crebbero due corna rivolte all’ indietro era diventato un pan diabolico

che incornò a morte lo Wuruhi ed una volta ucciso lo strappò le scaglie a morsi, una volta finito il trucidamento Ahi si risvegliò e Meke tornò alla sua forma umana.

Tornarono al villaggio per poter curare Ahi, al quale hanno dovuto purtroppo amputare un braccio, ma lo sostituirono quasi subito con uno meccanico, dopo circa 5 mesi di cure e 2 di riabilitazione ahi è finalmente potuto tornare a sorridere e divertirsi con Meke.

 

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Il cristallo della triforza

Nella terra di Amlach, per porre fine alla tremenda guerra che da secoli vede contrapposti l’impero di Nifleim e l’impero di Ardevui, è stato deciso il matrimonio tra il principe Lucis e la principessa Arwen. Il matrimonio che dovrà portare la pace, si svolgerà nella repubblica di Siredeo, esattamente nel mezzo di Amlach. Tuttavia, durante la firma del trattato, l’impero di Ardevui sferra un attacco contro l’impero di Nifleim, riuscendo a rubare il cristallo della triforza, un cristallo che se dovesse cadere in mani sbagliate porterebbe alla distruzione di Amlach. Per l’impero di Nifleim non c’è più niente da fare, il sole scompare e tutto l’impero cade nel buio più totale. Il povero principe vede il suo impero cadere in rovina e la speranza di porre fine alla guerra va in frantumi. Decide allora di chiamare i suoi tre compagni di viaggio, Ergaroth, Cuinie ed Erech, per andare a riprendersi il cristallo che gli era stato donato dagli dei; così, prende l’auto che suo padre gli aveva lasciato tanto tempo fa e parte con i suoi amici per l’impero di Ardevui. Durante il tragitto incontrano Lindir, ex generale che aveva servito con onore l’impero di Nifleim, nonché stretto amico del padre di Lucis. Egli capisce cosa era successo e li mette in allerta sul fatto che al di fuori di Nifleim ci sono mostri che tentano in tutti i modi di ucciderti; dice loro che per far ritornare il cristallo al suo posto l’unico modo è  quello di ritrovare  le tre armi ancestrali sparse per tutta Amlach. Come ultima cosa li informa che la prima arma ancestrale, ovvero l’armatura, si trova nella grotta delle vipere ad est di Amlach. I quattro si mettono in viaggio verso la grotta ed una volta arrivati Cuinie, migliore amica di Lucis, gli dona la spada di Gorath, la spada sacra che donatale da suo padre. Lucis entra da solo e alla fine della grotta trova l’immane titano che custodiva l’armatura ancestrale; Lucis lotta contro il titano e colpo dopo colpo gli trafigge il cuore. Lucis prende l’armatura e, insieme ai suoi amici, torna da Lindir che li stava aspettando. Poi informa Lucis che la seconda arma ancestrale si trova nel castello di Luinil, città ormai abbandonata da anni situata a nord. Il giorno dopo partono e durante il tragitto vengono assaliti da un crudele ogre; Erech tira fuori la sua fionda e gli spara contro dardi avvelenati, così da farlo correre via. Arrivati a destinazione  tutti entrano nel castello, il quale sembra messo abbastanza male. Dopo aver rovistato in tutte le stanze, decidono di salire in cima alla torre; sembrava non esserci niente, ma all’improvviso spunta un tremendo drago, che cerca di ucciderli sputando fuoco. Lo attaccano tutti e quattro insieme e Lucis riesce ad infilzargli  la spada in testa. Una volta caduto a terra il drago, si polvera e le sue ceneri formano uno scudo, lo scudo ancestrale. Quello stesso giorno si mettono in viaggio per tornare da Lindir; i quattro compagni sentono che le ore si allungano sempre di più, compaiono sempre più mostri chiamati Daemon, i quali sono la prova dell’imminente arrivo della pioggia delle stelle, un evento apocalittico che si manifesta quando il cristallo della triforza esce dall’impero di Nifleim e che potrebbe portare tutta Amlach ad una notte eterna governata dall’impero di Ardenui e dai Daemon. Una volta tornati da Lindir i quattro amici sono sfiniti e si riposano, fin quando Lindir rivla loro la posizione dell’ultimo pezzo,che si trova nell’astrofortezza al di sopra di Siredeo. Lucis e i suoi amici partono di nuovo e, una volta arrivati, Ergaroth, l’unico mago del gruppo, con una magia rende in grado i suoi compagni di teletrasportasi, così da riuscire ad arrivare all’astrofortezza. In cima ad essa c’è una torre ghiacciata, dove, da quello che le leggende narrano, deve esserci il cavaliere nero Alcarotahr, maledetto ed esiliato dai re di Amlach e posto a guardia della spada ancestrale. Camminano fino ad arrivare alla torre, dove riposa il cavaliere, facendo attenzione a non svegliarlo. Tentano di prendere la spada nella fodera, ma, per sbaglio, Lucis gli dà una gomitata, svegliandolo. Infuriato, il cavaliere cerca di colpirli con la spada ancestrale; i quattro amici mettono insieme le loro forze e il cavaliere, ormai sconfitto, lascia cadere a terra la spada. I quattro vincitori tornano da Lindir, che si complimenta per la loro forza. Il giorno seguente sono pronti per riprendersi il cristallo, così si mettono in marcia verso Ardevui. Arrivati, vedono che la principessa Arwen e suo padre Grohk stanno facendo il rituale per riportare in vita il dio della guerra Alyon, il dio più crudele e sanguinoso. L’impero di Ardevui da tempo voleva conquistare Amlach e ora, con questo rituale, i quattro non possono essere fermati. Ergaroth lancia un incantesimo contro Arwen, paralizzandola e riuscendo a fermare il rituale . In quell’istante suo padre usa il cristallo della triforza per scaraventarli via; Ergaroth, Cuinie ed Erech vengono sbalzati via, ma non Lucis, che indossa l’armatura ancestrale. Corre più forte che può, fa un lungo salto e mette la spada in posizione per colpire Grohk, il quale schiva il colpo. Vanno avanti per molto tempo senza risultati, fin quando Ergaroth, Cuinie ed Erech  non decidono di attaccare Grohk insieme. Caricano il colpo e si scagliano contro il re, il cristallo della triforza cade, ma in quell’istante l’incantesimo  di Arwen svanisce e Lucis riesce a riprendersi il cristallo. Grohk scappa insieme alla figlia, Lucis li rincorre (grazie alla sua armatura può correre molto velocemente), carica il colpo e trafigge Grohk che fa cadere il cristallo; Lucis lo riprende ed ora è rimasta solo la principessa Arwen, che cade subito dopo la morte del padre e un’ombra scura esce dal suo corpo:era stata incantata.  Rivela a Lucis di essere stata sotto l’effetto di un incantesimo fatto da suo padre, così da costringerla a fare il rituale per l’evocazione di Alyon. La principessa e i quattro amici devono muoversi a tornare a Nifleim: manca veramente poco alla pioggia delle stelle. Tornati aNifleim, sembra che ormai tutta la terra di Amlach sia spacciata; Lucis e Arwen corrono per  portare il cristallo nella torre della luce, dove era sempre stato Subito dopo averlo rimesso al suo posto, un raggio di sole compare e piano piano le tenebre scompaiono, le persone tornano alle loro case e su Nifleim e tutta Amlach torna la luce. Lucis e Arwen si riuniscono sul trono, per portare una nuova alba su Amlach.

J.S.

Death note

Light Yagami è uno studente modello, annoiato dal suo stile di vita e stanco di essere circondato da una società pervasa da crimini e corruzione. La sua vita prende una svolta decisiva quando un giorno trova per terra un misterioso quaderno nero, intitolato “Death Note”, che reca la seguente istruzione: “L’umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà”. Inizialmente scettico sulla sua autenticità, Light si ricrede quando prova con successo il quaderno su due criminali e incontra il vero proprietario del Death Note, uno shinigami di nome Ryuk; decide quindi di usare questo nuovo potere per uccidere tutti i criminali, estirpare il male e diventare il “Dio del nuovo mondo”. Tuttavia, quando inizia a mettere in pratica il suo proposito, il crescente numero di morti inspiegabili attira l’attenzione degli agenti dell’Interpol e di un famoso detective privato conosciuto come Elle. Grazie a un’imprudenza di Light, Elle scopre rapidamente che il serial killer soprannominato dalla gente “Kira”, (parola giapponese traducibile con killer) risiede nel Kantō e che può uccidere le persone a distanza. Light viene a conoscenza delle indagini, poiché il padre poliziotto entra a far parte della divisione giapponese che contrasta Kira. Il giovane cerca quindi di crearsi un alibi di ferro e riesce a essere accettato all’interno della squadra investigativa al fianco di Elle, mentre continua una guerra di intelletto e psicologia tra il detective e Kira. Dopo l’apparizione di un secondo Kira, dietro cui si cela Misa Amane, una famosa popstar giapponese, una serie di eventi  porta il Death Note a cambiare più volte padrone. Light riesce a manipolare Rem, lo shinigami proprietario del quaderno usato da Misa, affinché uccida Elle per proteggere la ragazza. Sebbene la polizia abbia scoperto l’esistenza dei Death Note e degli shinigami, Light, ormai al di sopra di ogni sospetto, assume la direzione della squadra investigativa e continua la messinscena della ricerca di Kira senza più avversari in grado di opporglisi. Cinque anni più tardi, due nuovi investigatori, Near e Mello, si mettono a indagare sul caso Kira. Near agisce con l’appoggio del governo e crea la SPK, un’organizzazione nata con l’obiettivo esplicito di catturare Kira; Mello cerca di raggiungere lo stesso fine stringendo un patto con la mafia. I due ragazzi si rivelano abili almeno quanto Elle e usano qualsiasi mezzo per contrastare il loro avversario; così, grazie a una serie di sequestri, riescono ad apprendere dell’esistenza dei Death Note e cominciano a nutrire forti sospetti nei confronti di Light. Light cerca di approfittare di un incontro voluto da Near tra i membri delle due squadre investigative per uccidere i suoi nuovi antagonisti. Tuttavia, Near prevede il proposito e, con l’aiuto di Stephen Gevanni, sostituisce il quaderno in possesso di un aiutante del ragazzo con un falso. Il tentativo di Light dunque fallisce e, ormai smascherato, ammette di essere Kira. In un tentativo disperato tenta ancora di utilizzare un frammento nascosto del Death Note per uccidere i suoi avversari, ma viene raggiunto dagli spari del collega Tota Matsuda. Prima che siano le ferite a causarne la morte, Ryuk uccide Light scrivendone il nome sul suo quaderno.

F.E.